tra i campi,
il fresco baluginare
delle solite, ardite astrazioni,
dinanzi al
primo verde dei mandorli,
cade, come i suoi petali,
folgorato.
Dal portonuovo sale
sordo il clang-clang,
ma d’alberi e cavi.
È finto il pascolo
di chi oscilla solo.
è tanto più alto
che chi va a 4 zampe
si perde.
Così, per stanchezza o per
desiderio d’un contatto totale,
tra lunghi fili d’ombra
ho lasciato la mia impronta
d’un tono più chiaro.
quando ancora prima di essere desti, un pulsare rapido afferra la gola (e non ti spieghi perchè), s’alza sovrano il desiderio d’essere, allora, solo una corda che vibra o che suoni l’alzata.
Intanto, mentre lo specchio restituisce i suoi occhi, come una busta che voli, s’annida tra i rovi e rivive in un nuovo finale.
è la mia pelle
di sale, acqua e pietre
che nutre erba,
terra dove erutta
e zampilla il miele.
La matita corre sul foglio a ritagliare pezzi di pelle su pelle, a reinventare le arie e gli spazi, ricucirne la trama e l’odore.
studio sul tema ispirato ad un opera di origine latinoamericana pescata in rete e finalizzato alla realizzazione di un dipinto a gessetti in strada.